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davydunz / Il Comandante Jesus
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2024-07-27 13:15:19

davydunz on Nostr: ⚡ PERNACCHIA IN PAILLETTES Nel momento di massima tensione tra civiltà, di ...

⚡ PERNACCHIA IN PAILLETTES
Nel momento di massima tensione tra civiltà, di costruzione del consenso intorno all'identitarismo e di contrapposizione dei valori, la Francia fa una precisa scelta ideologica: affermare la superiorità del neo-illuminismo.
Una delle immagini simbolo della cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi è il Gargantua di Rabelais, davanti ad una evidente rimodulazione dell'Ultima Cena.

Un tocco letterario molto furbo che tuttavia non toglie nulla a quanti abbiano considerato offensiva la scelta di dissacrare in questo modo la civiltà occidentale.
Rabelais, che sognava di confondere Quaresima e Carnevale in favore di quest'ultimo, iperbolizzava nelle sue opere l’ideologia della "gioia di vivere nel proprio tempo", della "felicità di vivere nel presente", colorandola di toni esasperati, senza la serena tranquillità degli umanisti.
Il cibo, oltre ai colori, attraversa l’opera rabelaisiana per intero ed è un cibo mai povero o scarso, che, persino quando è incentrato sul “magro”, esplode in un trionfo di pietanze e prodotti, all’insegna della disponibilità e dell’abbondanza.
La Francia quindi, mostra alle potenze "indiscutibili" d'Oriente il fatto di volersi e sapersi discutere. E di farlo con gioia arlecchinesca. Con lume anticonvenzionale.
A Parigi non si curano di nascondere Maria Antonietta decapitata, di mescolare bambini a drag queen, di imporre agli Alpha-jet della Patrouille De France la deroga a disegnare in cielo un cuore rosa anziché il tricolore, di far ballare la Guardia Repubblicana sulle note della popstar meticcia Aya Nakamura, di parodiare il Vangelo e di far sfilare sotto la Tour Eiffel un cavaliere dell'Apocalisse.
Insomma, il messaggio è chiaro: contro il perbenismo e la geometria sia di forma che di sostanza delle autocrazie tutto quanto (di Occidentale) si può esorcizzare.
Rabelais sarebbe stato fiero.

Ciononostante, basta guardarsi intorno per capire che, arcobaleni petalosi a parte, non ci sia proprio nulla di cui sorridere in questi tempi così cupi.
C'è la guerra, c'è la sofferenza, c'è la paura.
E non c'è nemmeno l'ombra dell'abbondanza che circonda Gargantua.
Parigi celebra i pochi.
Le classi agiate che lottano per diritti che già hanno e che non sognano nient'altro che di vivere in un Grande Gatsby perpetuo.
I ricchi che con le disgrazie diventano ancora più ricchi.
Gli intellettuali che per convincerci che l'odiernità non sia poi così male diffondono il terrore del ritorno di un fascismo che non esiste più.
Ma il popolo, di questa mega-allegoria, cosa dovrebbe pensare? Il popolo, che è poi il destinatario ultimo dello spirito dei Giochi, come si dovrebbe sentire?
Il popolo che meno di un mese fa ha votato contro tutto ciò, ad esempio, cosa dovrebbe farsene delle speculazioni letterarie e intellettuali che nemmeno conosce?
Gli atleti africani come quelli algerini polemici contro la ex-madrepatria o nigeriani che preferiscono il saluto militare alla giunta golpista anti-francese anziché i sorrisi a favor di telecamera, perché dovrebbero emozionarsi per Rabelais?
Ai clochard e ai migranti deportati dalla capitale per farla figurare meglio, chi spiegherà il valore dell'abbondanza?

La cerimonia di Parigi è una grande linea rossa, tracciata da chi sta nel mondo di sopra per escludere chi sta nel mondo di sotto. È la ghettizzazione, con pernacchia annessa, a chi si è democraticamente espresso per avere una società diversa.
È un assist ai modelli autoritari orientali, perché quello delle pernacchie in paillettes è a sua volta un modello autoritario.
Che non è detto debba piacere di più.
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